11/29/2009

Cane Pinto

Un giorno chiesi una storia
Al vecchio padre di mia madre.
Lui mi mise sulle sue ginocchia
E disse: «Aspetta che cerco un po'
Nella mia grande memoria.



Ah, ecco ne una, che potrebbe
Essere per te interessante.
Per argomento non c’è
Ne oro ne un valoroso diamante,
ma quel che te t’interessa tanto,
le matite con cui colori il bianco.
Rea era una bambina disordinata
A cui piacevano i colori.
Ne parlava quand’era giorno,
ne parlava quand’era sera,
ne parlava ad aria aperta,
ne parlava in casa.
Vedendo l’amore verso i colori,
la mamma le comprò delle matite colorate
a patto che siano sempre ordinate.
Se no, il Cane Pinto le provocherà grandi dolori.
La bambina non si curava
delle parole di sua madre.
Disegnava, disegnava e disegnava.
Disegnava quand’era giorno,
disegnava quand’era sera,
disegnava ad aria aperta,
disegnava in casa.
Di sera, andava a dormire tutta calma
ma le matite colorate rimanevano fuori,
vicino alla palma.
Una sera, mentre la piccola dormiva,
il Cane Pinto pian pianino
vicino alla palma veniva.
Assicuratosi che d’esser solo,
il Cane Pinto mangiò le matite,
una ad una, con i suoi gran denti,
e dopo con le sue piccole ali prese il volo,
volando come gli uccelli lenti.
La bambina, udendo qualcosa di strano,
in piena notte, è andata a controllare
e vide il Cane Pinto di lontano volare.
Le sue matite più non c’erano
e prima di capir cos’è successo,
gli occhi già piangevano.
La mamma le disse
che s’ essere più ordinata
con i suoi colori
e il Cane Pinto non l’avrebbe procurato
tali dolori.
Dopo aver ricevuto altre matite,
Rea non si manifestava più
come disordinata
ne con le matite ne con altre cose.
Durante la notte dormiva
Senza neanche un problema.
Perché finché le sue cose sono al loro posto,
non c’è nessun Cane Pinto che Rea tema.”

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