11/29/2009

Nonno Natale



Comincerò come di solito cominciano le vecchie fiabe. C’era una volta, non tanto tempo fa, mio nonno. Tutti i bambini sognano di aver come nonno Babbo Natale. Ed io l’avevo. Lo chiamavamo Nonno Natale, legandoci al suo cognome. Questo Babbo Natale non regalava giocatoli, come quel famoso che viene solo una volta all’anno mettendo i regali sotto l’albero solo ai bambini buoni. Mio nonno ci regalava i sogni. Come persona, non era tanto bravo a socializzare, ma quando c’era il compito di intrattenere con delle storie di vario genere era il numero uno, sia per i grandi che per i piccoli.

Di sera, dopo aver cenato, Goga, Lena, Tina ed io prendevamo le nostre sedie e le mettevamo là, vicino alla vecchia stufa nera e calda, accanto alla quale era seduto il nonno, brizzolato, magro e stanco dal lavoro sul campo. Ed allora, le parole del nonno cominciarono a persuadere le giovani menti. L’ascoltavamo per ore, ogni sera quando ce n’era la possibilità e mai ce n’era abbastanza. Sempre gli chiedevamo un’altra ancora. Nonno Natale, tramite le parole e l’immaginazione, ci fece conoscere il mondo degli animali, le culture diverse e i valori da seguire.  Non potevamo chiedere di meglio. Ci regalava i sogni, cioè regali che restano per sempre nella memoria, nei ricordi.
Cercherò di darvi un assaggio del suo intrattenimento, raccontandovi una delle sue storielle.


Il contadino e i tre figli


In Inghilterra viveva un vecchio contadino con tre figli.
Il più grande era il più basso in famiglia. Il ventenne aveva i capelli biondi, un naso a forma di patata e tra i denti gli mancavano i principali, così quando sorrideva, il buco era più che evidente. Era sempre vestito di rosso e poco pulito.
Il secondo figlio aveva i capelli rossi, la carnagione più scura e una pancia che lo faceva assomigliare ad un palloncino colorato, siccome si vestiva con il giallo, blu e verde. Il quindicenne era l’unico della famiglia a prendersi cura dell’igiene.
Il terzo figlio era il più alto e il più bello della famiglia. Aveva i capelli neri, le mani grandi e i suoi denti splendevano da un miglio. Nel vestirsi, undicenne aveva dei problemi. Portava sempre le maglie troppo strette e i pantaloni troppo corti.
Per anni, il vecchio lavorava all’estero, mentre i tre vivevano comodi con la madre a casa non facendo mai niente. Si comportavano come i tre principini. Non si curavano della madre, ne degli altri lavori in casa.
Dopo tanti anni, la madre mori e il padre essendo vecchio tornò per sempre a casa.
Un anno riuscirono a stare bene con il denaro che il padre guadagnò all’estero, ma poi, era sempre più difficile, perché una grande quantità di soldi guadagnati il vecchio teneva nascosta nell’armadio della sua camera da letto.
Un giorno, il vecchio chiamò in cucina il più grande dei tre figli e gli disse: “Ragazzo mio, ormai sei grande. Sai, io non posso lavorare più. Le mie vecchie ossa non me lo lasciano fare. Abbiamo bisogno di soldi. Eravamo poveri, ma adesso lo siamo ancor di più. Devi andare in città a cercare lavoro e forse anche una moglie che ci renderà la vita più comoda qua in casa.”.
Il primo scansafatiche prese le sue cose e usci a cercar lavoro. Sulla strada verso la città c’era un vecchio fienile. Quando il ragazzo ci passava accanto, una voce iniziò a parlargli: “Ragazzo, vuoi far soldi facilmente ripetendo per qualche anno solo una facile frase e passeggiando intorno a questo fienile?!”
Il ragazzo interessato si avvicinò ad un grosso signore con i baffetti rossi che portava una lunga giacca di pelle nera. Dopo aver riflettuto per dieci secondi, rispose al signore vestito di nero: “Mi dica solo cosa dovrei dire ed io lo farò!”.
Il signore vestito di nero gli comandò allora di ripetere senza mai smettere, per cinque anni, la frase: “Abbiamo lavorato!”. E il ragazzo così fece.
Non vedendo tornare il proprio figlio, dopo cinque anni, chiamò il secondo a parlare in cucina e gli disse: “Guarda, non voglio allarmare il tuo fratello, ma penso che quell’altro non tornerà più. Sono passati cinque anni e lui non è tornato. Non ci sono notizie da parte sua. Sono molto preoccupato. Non c’è uno dei miei figli e non ci sono i soldi. Ti manderei a cercar lavoro, ma ho paura di perderti come ho perso il primo.” Il figlio gli rispose: “Ma non preoccuparti. Andrò cercar lavoro e tornerò non appena guadagnerò un bel gruzzoletto di soldi per darveli e poi tornare a lavorare.” E il padre, con gli occhi pieni di lacrime, disse: “O, figlio mio, sei veramente cresciuto. Ascoltandoti, posso dire che sei diventato un giovane responsabile. Con il mal al cuore, ti lascio andare per il bene della famiglia.”
Il secondo prese le sue cose e andò a cercare lavoro in città. Le parole dette al padre erano sincere, ma le sue abitudini si scansafatiche erano più forti dell’amore per il padre. Anch’esso passava vicino al vecchio fienile e anche lui udiva una voce che diceva: “Ragazzo, vuoi far soldi facilmente ripetendo per qualche anno solo una facile frase e passeggiando intorno a questo fienile?!”
Anch’esso interessato chiese all’uomo vestito di nero con la barbetta rossa: “Mi dica solo cosa dovrei dire ed io lo farò!”.
L’uomo con la barbetta rossa gli comandò allora di ripetere senza mai smettere, per quattro anni, la frase: “Noi tutti e tre!”. E il ragazzo così fece.
Qualch’ora prima, il signore vestito di nero parlò con l’altro fratello, venuto per primo. Gli disse: “Ecco, sono passati cinque anni. Come t’ho promesso, eccoti un euro. Puoi tornare a casa da tuo padre.” Il ragazzo intontolito non seppe dir nient’ altro che: “Abbiamo lavorato” e si mise a camminare verso casa, che non gli era facile per il semplice fatto che non si poteva ricordare la strada. 
Quattro anni dopo, non vedendo tornare il fratello, il più piccolo dei tre chiamò il padre in cucina e gli disse: “Babbo, io no ce la faccio più ad aspettare. Questi due non tornano e noi moriremo poveri. Vado a cercar lavoro.” Il padre piangente gli rispose: “Non te ne andare. Non lasciarmi anche tu. Non lasciarmi solo.”. Il figlio con un tono alto della voce, urlò: “Non piangere! Devo andare! Ma tornerò presto!”.
E anche questo prese le sue cose e se ne andò a cercar lavoro. Mentre passava vicino al fienile, una voce diceva: “Ragazzo, vuoi far soldi facilmente ripetendo per qualche anno solo una facile frase e passeggiando intorno a questo fienile?!”
Era la voce di un uomo barbuto vestito di nero. Il ragazzo stette in silenzio fissando l’uomo per dieci secondi. E poi, rispose: “Mi dica solo cosa dovrei dire ed io lo farò!”.
L’uomo barbuto gli comandò allora di ripetere senza mai smettere, per due anni, la frase: “Per dei pantaloni vecchi!”. E il ragazzo così fece.
Una mezz’oretta prima, il signore vestito di nero parlò con l’altro fratello, venuto per secondo. Gli disse: “Ecco, sono passati quattro anni. Come t’ho promesso, eccoti un euro. Puoi tornare a casa da tuo padre.” Il ragazzo intontolito non seppe dir nient’ altro che: “Noi tutti e tre!” e si mise a camminare verso casa, che non gli era facile per il semplice fatto che si ricordava solo una parte della strada.
Passarono anche i due anni, il signore vestito di nero venne all’ultimo dei tre e gli disse:
“Ecco, sono passati quattro anni. Come t’ho promesso, eccoti un euro. Puoi tornare a casa da tuo padre.” Il ragazzo intontolito non seppe dir nient’ altro che: “Per dei pantaloni vecchi!” e si mise a camminare verso casa. Ma, a differenza dei primi due, lui si ricordava la strada. Camminando, vicino ad un albero vede un uomo piangere. Gli si avvicino e questo gli disse: “Abbiamo lavorato!”. Riconoscendo il fratello, le prese con sé nel cammino verso casa. Un po’ più avanti, vicino ad un piccolo stagno, un uomo di capelli rossi che piangeva. Gli si avvicino e questo gli disse: “Noi tutti e tre!”. Riconobbe il suo secondo fratello e lo prese con sé nel cammino verso casa.
Il vecchio padre era diventato ormai magro, gobbo, senza denti e senza capelli dalla preoccupazione costante dove fossero finiti i suoi figli. Ed è rimasto, persino, senza soldi, avendo speso tutti i suoi risparmi nell’attesa dei figli. Il campanello suonò. Il vecchio aprì la porta e vide i tre uomini con tre euro nelle mani che urlarono dalla gioia, uno dopo l’altro, al loro vecchio padre: “Abbiamo lavorato!”; “Noi tutti e tre!”; “Per dei pantaloni vecchi!”. Il vecchio contento di vederli vivi, ma altrettanto, dopo averli sentiti ripetere le loro frasi per cinque volte, arrabbiato disse ai tre: “Si, voi tre tontoloni, avete lavorato per undici anni per potervi, infine, comprare dei pantaloni vecchi di seconda mano. Bel guadagno!”  



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